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Unione, campi cercasi e Comune in stand-by Rocco, Ponziana, Grezar le promesse in attesa di risposta di Ciro Esposito
Unione, campi cercasi e Comune in stand-by  Rocco, Ponziana, Grezar le promesse in attesa di risposta di Ciro Esposito
News pubblicata il 29-12-2016

TRIESTE. La Triestina è stata salvata da Milanese-Biasin neanche sei mesi or sono. La Triestina è seconda in campionato e sta cercando di fare il salto tra i professionisti. I tifosi sono tornati con entusiasmo allo stadio dopo anni di sofferenze. In città ricomincia ad affiorare l’orgoglio per una maglia che la rappresenta. La Triestina ha cominciato ad allestire un settore giovanile azzerato dalle precedenti gestioni. Cinque squadre in campo ogni week-end alle quali va aggiunta quella femminile. Un centinaio di bimbi e ragazzi che ogni settimana si allenano facendo il periplo dei campi della provincia (Chiarbola, via dell’Istria, Prosecco e Muggia). Questo è lo stato dell’arte. Questo hanno fatto Milanese e il suo staff a partire dal primo luglio e anche prima. Ma cosa ha fatto l’amministrazione comunale finora? «Stiamo lavorando in collaborazione con la Triestina. Stiamo per definire la convenzione per l’utilizzo dello stadio e ci rendiamo conto che la prima squadra deve avere un campo di allenamento e strutture per i suoi giovani. Faremo anche tutto il possibile per l'utilizzo degli spazi per la foresteria che non sono mai stati impiegati in oltre 20 anni». L’assessore allo sport Giorgio Rossi dixit. Era il quattro agosto. Al suo fianco c’era Mauro Milanese. Di fronte, oltre agli addetti ai lavori, i tifosi accorsi al Rocco per l’avvio della campagna abbonamenti che poi ha superato quota duemila. In precedenza era stato l’allora candidato sindaco Dipiazza a fornire ampie rassicurazioni sulla volontà di assecondare le esigenze della società. Non un aiuto perché le imprese sono private e perché la comunità ha ben altri problemi da affrontare. Ma agevolare si può, anche perché L’Unione è un società dilettantistica come quasi tutte le altre realtà sportive provinciali. Eppure sul piano formale non si è mosso molto. E nemmeno su quello sostanziale.
IL ROCCO Il “disciplinare” che deve regolamentare l’utilizzo del campo di gioco per le partite e quello della sede non è stato ancora firmato. Non lo sigla la Triestina diranno i vertici comunali. Vero, ma c’è un perché. Lo stadio presenta parecchie falle dopo oltre vent’anni con manutenzioni al minimo. Infiltrazioni d’acqua (nei bagni e negli spogliatoi) aree abbandonate a se stesse. Evidente che chi come la Triestina è disposto a siglare una convenzione della durata di nove anni non può fare a meno di voler mettere nero su bianco lo stato in cui le viene affidata la struttura. C’è la disponibilità a saldare i 90 mila euro di debiti non contratti dalla Triestina 1918 (più 20 mila di canone annuo) ma la società vuole chiarezza e ha in mano una perizia stilata da un geometra sui deficit strutturali.

IL GREZAR La struttura affidata alla Fidal dovrebbe essere agibile (secondo i dirigenti provinciali dell’atletica) entro un paio di mesi dopo anni di paralisi. Il campo, che ha comunque bisogno di un restyling, sarebbe perfetto per gli allenamenti della prima squadra e anche per gli juniores. La convivenza con l’atletica è tutt’altro che impossibile. I più anziani ricordano gli allenamenti dell’Unione e l’evoluzione di podisti e sprinter sulla pista del Grazer. Con un po’ di buon senso il problema può essere risolto.

IL “FERRINI” Dando una sistemazione alla prima squadra e ai ragazzi più grandi restano gli spazi destinati ai più giovani. C’è il campo del Ponziana “congelato” da anni. Il Comune ha bandito un “avviso esplorativo per manifestazione di interesse”. Il bando è scaduto il 28 ottobre, la Triestina ha presentato domanda. L’eventuale concessionario (oltre al canone di 607 euro annui) “si deve assumere tutte le spese per garantire agibilità e sicurezza all’impianto” e tra i requisiti deve essere affiliato al Coni “da almeno 5 anni”. Ma la Triestina 1918 è affiliata dall’1 luglio. Fortunatamente essendo stati saldati i debiti sportivi l’affiliazione è retroattiva. Insomma l’Unione ha rischiato di non poter partecipare. Ovviamente le procedure vanno rispettate ma è bene sottolineare che al momento non c’è denaro pubblico in gioco. Denaro che è stato dirottato sulle strutture di San Giovanni (che non ha più deroghe e infatti le partite si giocano a Domio) e di Opicina. E allora perché un soggetto privato dovrebbe prendersi il campo del Ponziana (il ripristino costa circa 700 mila euro) piuttosto che puntare su un’altra area? Perché quel campo è al centro di rioni popolosi e popolari, ha sempre sottolineato la Triestina, e quindi quella struttura può rivestire un notevole impatto sul piano sociale. Al Comune interessa questo aspetto? Inoltre, nel massimo rispetto delle altre realtà sportive (il rugby o il football per esempio) che hanno bisogno di spazi in una città che ne offre pochini, il Ferrini è stato pensato per il calcio quando per far spazio a Rocco e PalaRubini è stato demolito il mitico campo di via Flavia.

LA FORESTERIA Le stanze allestite con lungimiranza vent’anni e passa fa sono ancora chiuse. La Triestina vorrebbe utilizzarle per i giovani che vengono da fuori Trieste e si è detta disponibile a mettere la struttura a norma a sue spese. E invece finora non si è riusciti a organizzare nemmeno un sopralluogo che la dirigenza ha chiesto più volte. Del resto il vitto e alloggio in stutture esterne costa all’Unione non meno di 75 mila euro annui. Evidente che l’interesse per la foresteria sia forte.

PRESENTE E FUTURO Attualmente la Triestina, che ha reso più decoroso l’ingresso del sottotribuna a sue spese, non ha accesso al parcheggio durante la settimana, mette a disposizione di tutti i suoi attrezzi della palestra, cerca di fare delle migliorie alla struttura, pulizie comprese. Ma i suoi ragazzi ruotano su cinque campi con disagi per i ragazzi e per i loro genitori. È un prezzo che una società sportiva deve scontare quando cerca di ricostruire dalle macerie. Ciascun soggetto ha le sue responsabilità e non può lamentarsi delle scelte fatte. Ma una maggiore sensibilità da parte degli amministratori che rappresentano la città è opportuna e auspicabile, viste soprattutto le premesse e le promesse. La Triestina ha un buon rapporto con le istituzioni del territorio. E quindi si aspetta una chiamata. Anche perché se Mario Basin, per quanto innamorato della sua città e legatissimo a suo cugino, capisse fino in fondo che Trieste non è in Australia, cosa resterebbe dell’Unione?